Domande frequenti

Qual è la differenza tra nutrizionista, dietista , dietologo e biologo nutrizionista?

Il nutrizionista è una figura professionale che si occupa del rapporto tra alimentazione, nutrizione e stato di benessere psicofisico della persona. In molti Paesi esiste una sola figura professionale che si occupa di questo campo mentre in Italia non esiste una norma che riconosce il nutrizionista quale professione sanitaria a sé stante con un percorso di studi ben definito.

Per nutrizionista, secondo il Glossario di Alimentazione e Nutrizione Umana elaborato dalla Federazione delle Società Italiane di Nutrizione (FeSIN), si intende "il laureato con diversa formazione culturale che, grazie a percorsi formativi specifici e riconosciuti, acquisisce competenze nel campo della nutrizione umana".

In Italia le tre figure principali che operano nel campo della nutrizione sono: il dietologo, il dietista e il biologo nutrizionista.

  • Il dietologo o medico nutrizionista è il professionista che ha conseguito la laurea in Medicina e chirurgia e la specializzazione in Scienza dell'alimentazione. È un medico che può diagnosticare malattie legate all'alimentazione, prescrivere farmaci e integratori, e di conseguenza elaborare terapie dietetiche complesse.
  • Il dietista nutrizionista è il professionista sanitario, in possesso del titolo abilitante alla professione, competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell'alimentazione e della nutrizione ivi compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all'attuazione della politiche alimentari, nel rispetto della normativa vigente. Per esercitare la professione di Dietista è necessario essere iscritti all'albo della Federazione nazionale degli Ordini dei Tsrm e delle Pstrp. Non può eseguire diagnosi e prescrive farmaci che sono di competenza medica.
  • Il biologo nutrizionista ha conseguito una laurea in Biologia con successiva specializzazione o laurea magistrale (Scienza dell'alimentazione e nutrizione umana). La legge prevede la figura del biologo nutrizionista iscritto all'Ordine nazionale dei biologi, che può esercitare autonomamente la professione. Collabora con il medico per piani alimentari in caso di patologie già diagnosticate, non può prescrivere farmaci.

Qual è la differenza tra bioimpedenziometria e DEXA?

La tecnica Dual Energy X-ray Absorption (DEXA) rappresenta il gold standard (ovvero l’esame di riferimento) per la misurazione della composizione corporea. È una tecnica non invasiva, rapida ed indolore ed utilizza radiazioni ionizzanti a bassa intensità sfruttando la differenza di attenuazione subita da ogni raggio per quantificare densità minerale ossea e definire la composizione corporea.

La DEXA:

  • È la tecnica gold standard per la misurazione della densità ossea (BMD) e misura la massa grassa (FM);
  • Misura direttamente la massa muscolare (FFM);
  • L’analisi è total body e segmentaria (analizza i vari comparti corporei);
  • Non riporta dati sull’acqua totale corporea (TBW);
  • Permette la misurazione del tessuto adiposo viscerale (VAT), di particolare rilevanza per la correlazione con il rischio cardiovascolare;
  • Richiede una strumentazione particolarmente costosa e un tecnico specializzato;
  • È un esame rapido (10-15 minuti) e richiede una preparazione semplice (togliere gli oggetti metallici e rilevare peso e altezza;
  • Ha un costo medio alto (40-100 €);
  • Non può essere eseguita in gravidanza per l’uso di radiazioni ionizzanti anche se a bassa intensità;
  • Non si ripete ad ogni controllo con il nutrizionista.

Tra le metodiche non invasive applicabili nella pratica clinica la DEXA risulta essere più accurata della BIA, ma richiede una strumentazione dai costi molto più elevati, un tecnico radiologo competente nella gestione della metodica e un professionista in grado di leggere correttamente i dati.

La BIOIMPEDENZIOMETRIA è una tecnica più rapida ed economica della DEXA, basata sull'invio di una debole corrente elettrica per stimare massa magra, massa grassa e idratazione corporea. Si basa sul principio che esiste una relazione tra la forza di opposizione al passaggio della corrente elettrica (impedenza) e l’acqua corporea totale. Una volta ottenuto il valore della TBW (acqua totale corporea) è possibile ricavare quello della FFM considerando che la massa magra ha un coefficiente fisso di idratazione. Il dato raccolto può essere influenzato da fattori come idratazione e temperatura.

La BIOIMPEDENZIOMETRIA:

  • Non misura la densità ossea (BMD) e misura indirettamente la massa magra (FFM) a partire dal contenuto di acqua corporea;
  • Non misura la massa grassa (FM) e il tessuto adiposo viscerale (VAT). La FM è indirettamente stimata sottraendo dal peso totale la FFM;
  • L’analisi è total body, non segmentaria;
  • Richiede una strumentazione di costo inferiore e può essere utilizzata dal nutrizionista stesso;
  • È un esame rapido (5-10 minuti) e richiede una preparazione specifica (es. posizionamento degli elettrodi)
  • Ha un costo medio alto (10 - 40€);
  • Può essere eseguita in gravidanza.
  • Si può ripetere ad ogni controllo con il nutrizionista.

La BIA non è quindi una metodica diretta di valutazione della composizione corporea e l’accuratezza della stima dei compartimenti corporei dipende in gran parte dall’utilizzo di equazioni predittive ma è una tecnica di misurazione non invasiva, rapida e di facile esecuzione con costi più bassi rispetto alla DEXA e maggiore diffusione in ambiente ambulatoriale.

Il nutrizionista deve conoscere bene la preparazione dello strumento e del paziente per eseguire la metodica in modo corretto. Nel caso di misure ripetute alla stessa persona è fondamentale eseguire l’esame con le stesse modalità con cui è stato effettuato in precedenza.
Quando non vi è la possibilità di eseguire la DEXA, rimane l’esame più accessibile e che si avvicina maggiormente come dato al GOLD STANDAR con una variabilità che dipende dall’accuratezza dello strumento e dalle modalità di preparazione.


Patirò la fame seguendo la dieta?

In realtà succede spesso esattamente il contrario: è proprio quando impariamo a gestire la fame che iniziamo a controllare il peso.

Nell’indagine alimentare che effettuo al primo appuntamento, indago sempre accuratamente i livelli di fame e sazietà percepita utilizzando una scala da 0 a 10 , prima e dopo il pasto principale e tra un pasto e l’altro e la capacità di percezione del proprio vissuto corporeo.

Non sempre siamo in grado di riconoscere e gestire correttamente i nostri segnali corporei; alcune persone ad esempio “spengono” il pulsante della fame ignorando il segnale o cercando di placarlo in modo inadeguato a causa di abitudini alimentari scorrette, convinzioni errate sul cibo, per i ritmi di lavoro o per la propria organizzazione quotidiana. Prima o poi però la fame torna fuori ed allora si fa fatica a rispondere coerentemente.

Altre volte sotto la parola fame si nascondono altri vissuti corporei e/o emotivi oppure automatismi, ovvero abitudini alimentari che si consolidano nel tempo in determinati contesti e a partire da specifici inneschi, in funzione di un vantaggio specifico che mantiene il loop disfunzionale nel tempo.

Posso affermare che allenare l’ascolto e il controllo dei meccanismi fame e sazietà è il processo base attraverso il quale si apprende in modo autonomo a gestire i propri pasti, sia nella quotidianità che fuori dall’ordinario e si impara a riconoscere quell’esatto momento in cui si ottiene il massimo del piacere del cibo e un buon livello di soddisfazione dello stomaco.

Se esistono inoltre degli automatismi disfunzionali ricorrenti, è possibile essere accompagnati da un professionista esperto in architettura delle abitudini alimentari a capirne il funzionamento e imparare a convertirli in nuove abitudini più funzionali.

Nella mia esperienza come persona e come professionista, è sicuramente d’aiuto nel controllo del peso e della fame:

  • Prevenire la fame piuttosto che curarla.
  • Modificare la propria colazione se poco funzionale (lo riscontro molto frequentemente).
  • Evitare cibi/ bevande che saziano per poco ma aumentano la fame a breve distanza invece che correggerla (ad es. bevande o prodotti dolci, cibi con consistenza molto tenera).
  • Curare ciò che eventualmente manca nel pasto e che mancando non ci aiuta nel controllo della fame (alimenti sazianti nel lungo raggio come cereali integrali, frutta, verdure, legumi, olio), nel rispetto del potenziale delle mie esperienze alimentari, gusti e fattibilità nel concreto quotidiano.
  • Modificare l’orario dei pasti in modo più consono alle proprie esigenze , quando possibile.
  • Imparare a gestire la “fame” non biologica con tecniche specifiche adattate alla propria situazione.
  • Farsi delle porzioni di riferimento visive e interrompere l’azione del mangiare con segnali che stoppino la ricerca del cibo (ad es. lavarsi i denti).

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